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Messaggi per Camil


Donald Hysomemaj: Ho avuto il privilegio di essere stato un suo allievo e conoscere il professore quattro anni fa. Ricordo, proprio come se fosse ieri, con quanta impazienza io e i miei compagni aspettavamo le sue lezioni. Questo perché anche gli argomenti più noiosi e complessi, lui riusciva a renderli semplici ed interessanti. In ogni frase che esprimeva riusciva ad insegnarci qualcosa. Ci ha insegnato veramente tanto e noi per questo lo ammiravamo moltissimo. Sono proprio le persone come lui ad aver contribuito e contribuire a rendere il mondo un posto migliore! La sua scomparsa mi ha colpito molto e per questo esprimo le mie più sentite condoglianze alla sua famiglia. Spero che lei professore possa riposare in pace.

Davy Yann Gbahou: Although I knew Professor Camil Demetrescu when his death was announced, I could see how much he was appreciated and loved by his colleagues, students and friends. I am sad for this immense loss for the DIAG, the whole scientific community and for not having been able to meet him and learn from him. May his soul rests in peace. My sincere greetings to his family and to all of us.

Andrea Wrona: Porterò con me il ricordo di un docente appassionato, sempre attento all'aspetto umano dell'insegnamento. Grato di averlo incontrato durante il mio cammino universitario.

Emanuele Giacomini: Qualche anno fa mi scrissi su un quaderno "Emanuele, tanti bei ricordi assieme". Custodirò per sempre questa dedica a me importante in tuo ricordo Ciao Camil

Alessandro Simonetta : Grazie per tutto ciò che ci hai lasciato e per averci dato il privilegio di conoscerti. Alessandro

Pietro Borrello: Camil, sei stato uno dei Professori migliori che io abbia mai incontrato. Grazie di tutto, della passione che hai trasmesso a me e a tutti noi studenti, di tutto il supporto che hai dato, sin dal giorno zero, a tutte le nostre iniziative. Non sarebbe stato possibile senza di te. Spero un giorno di poter ispirare gli altri come tu hai fatto con me.

Alberto Marchetti Spaccamela: Non dimenticherò mai il tuo sorriso e il tuo entusiasmo. Ci mancherai.

Paola Vocca: Un caro amico se ne è andato... ricordo quel convegno a Malaga e la visita all'Alhambra insieme a Irene e la tua passione perla fotografia .. Non ti dimenticherò

Tania Di Mascio: Resterà sempre nella mia mente il ricordo del tuo grande valore scientifico e umano! Ciao Camil!

Davide Chiarabini: Oltre che un docente bravissimo e stimabile, anche una persona fantastica, simpatica e super disponibile. Si vedeva il suo impegno e la sua voglia di insegnare a noi ragazzi. Riposa in pace prof!

Federica Cocci: Il Professor Camil Demetrescu l'ho conosciuto nel 2019 per il corso Sistemi di Calcolo e del 2020 decisi di seguire il suo corso Programmazione Funzionale e Parallela più per lui che per la materia in sé (come la maggior parte degli altri studenti). Il Professore era un essere umano prima che una figura istituzionale e quindi guardava come prima cosa all'aspetto umano dei suoi alunni: ci trattava da persone andando oltre il ruolo maestro-studente e questo aspetto del suo carattere lo faceva benvolere da qualsiasi persona. Mi ricordo la passione che metteva nello spiegare, nel preparare e presentarci le esercitazioni di laboratorio (niente era lasciato mai al caso e tutto era pensato alla perfezione). Mi ricordo come dava le delucidazioni, mi ricordo che era lui a venire al tavolo da noi e non noi alla cattedra. Mi ricordo anche di quando fu ricoverato nel 2019 e il Professore ci registrò delle lezioni dalla sua stanza di ospedale come a dirci che non si era scordato di noi nonostante la sua salute. Mi ricordo delle sue email e delle spinte motivazionali che scriveva usando il suo sergente Hartam di Full Metal Jacket. Se ricorderò per sempre il Professore Demetrescu? Lo farò e soprattutto lo farò con una foto che ho ritrovato scattata l'ultimo giorno di corso di Sistemi di Calcolo: 100 studenti e lui di lato come a dire che il fulcro dell'accademia siamo noi ragazzi, 100 studenti orgogliosi di aver seguito il corso di un Mentore e di una Persona con la P maiuscola. Arrivederci Prof è stato un onore incontrarla nel mio percorso universitario!!

Alessio Izzillo: Camil, sei stato un professore e una persona unica che esprimeva passione e positività da tutti i pori. Hai fatto innamorare di tematiche complicate centinaia di studenti col quale ti sei approcciato come farebbe un compagno di corso simpatico. Ho avuto l'onore di averti 2 volte come professore e di poter partecipare al tuo programma di cybersecurity per giovani "cyberchallenge" che mi ha spronato nel continuare a imparare proseguendo col dottorato. Camil, ci hai lasciato troppo presto e noi tutti non riusciamo a capire il perché, ma io credo che agli angeli servisse il miglior professore che gli insegnasse a programmare in assembly. Riposa in pace.

Alessio Iacono : In tutta la mia carriera universitaria non ho seguito tante lezione, quelle del prof. Demetrescu erano tra le poche che ho seguito con voglia grazie alla passione e professionalità che metteva nello spiegare. Grazie di tutto prof.

Elena Umili: E' stato un professore eccezionale * - *

Lorenzo Diaco: Onorato di aver potuto seguire le sue lezioni, un professore e uomo eccezionale e appassionato, sempre pronto a dare il massimo per i suoi studenti. Non verrà mai dimenticato.

Anna Lucia Lamacchia : Avrei tanto voluto averla come professore e sentire la passione che aveva per l'informatica e per il suo lavoro, passione che ha condiviso con molti studenti, di cui io avrei voluto volentieri far parte, e che vivrà per sempre dentro di loro. Spero che adesso lei sia in un posto migliore.

Luca Corvitto : Non sono stato uno studente del professor Demetrescu, ma ne ho sempre sentito parlare bene da tutti i miei colleghi, era stimato da tutti i suoi alunni e nonostante non l'abbia conosciuto la sua dipartita mi ha colpito molto. Sono sicuro che sarà ricordato da tutti con grande gioia e porgo le mie più sentite condoglianze alla famiglia e alle persone più vicine a lui.

Alessia Zoppi : La saluto carissimo Professore, è stato un onore essere stata una sua allieva.

Giuliana Bottaro: Un caro e ultimo saluto Camil, mancherà la tua eleganza e gentilezza, ma anche il tuo slancio fiducioso ed entusiasta per la formazione dei giovani studenti. Giuliana Bottaro - CINI

Mattia Pannone: Un grande professore, sempre disponibile e che teneva ai suoi studenti, ma soprattutto una gran bella persona umanamente. Grazie di tutto Prof.

CINI - Consorzio Interuniversitario Nazionale per l'Informatica: Esprimiamo profondamente addolorati il nostro Cordoglio per l'improvvisa scomparsa del Prof. Camil Demetrescu Ci stringiamo alla sua famiglia in questo momento drammatico: il consorzio CINI con il Presidente, il Direttore esecutivo e il Direttore del Laboratorio Cybersecurity, gli Organi, i Colleghi tutti e il personale di staff. Abbiamo avuto il grande privilegio di conoscere una persona veramente speciale e di grande umanità e cuore, dedicata con passione e impegno alla ricerca nell'informatica e, in particolare, nella cybersecurity. Il prof. Camil Demetrescu (DIAG - Sapienza Università di Roma) per CINI è stato co-fondatore del programma CyberChallenge.IT, il programma di formazione per giovani studenti sulle tematiche della cybersecurity del Laboratorio Nazionale del CINI. Camil, ci mancherai moltissimo! Il Consorzio Interuniversitario Nazionale per l'Informatica (https://www.consorzio-cini.it/index.php/it/)

Liam Bryant: Un bravissimo professore e una bravissima persona. Grazie di tutto.

Gabriella Caramagno: Caro Camil, la tua dipartita è stata una notizia molto triste, di quelle che non vorresti mai ricevere. Animo buono e gentile, riposa in pace. Con affetto Gabriella

Monica Scannapieco: Non è solo la perdita improvvisa che ha scosso tutti, sei e resterai sempre nei nostri ricordi una persona che lascia il segno dove passa, che si nota perché "splende" in maniera singolare, il mondo senza di te è un posto peggiore e sentiremo tutti la mancanza della tua luce.

Riccardo Lazzeretti: Ero da poco arrivato a Roma e grazie ad una conferenza a Be'er Sheva ho avuto il piacere di conoscerti prima come persona che come professore. Eri lì davanti a me quando ho fatto la presentazione per la presa di servizio come RTDB e ancora non riesco a credere che ora non ci sei più. Il dipartimento ha perso una persona magnifica. Mi auguro tu possa trovare la serenità e il sorriso, ovunque tu sia.

Roberto Messa: Ciao Camil, ho saputo solo pochi minuti fa che ci hai lasciato. Il vuoto è enorme, la tua educazione, disponibilità, professionalità e conoscenza le hai sempre date agli altri, a tutti noi che te ne facevamo richiesta, arricchendoci del tuo sapere e dei tuoi modi sempre gentili. La passione che hai messo in tutto quello che facevi mi resterà nel cuore come il tuo miglior insegnamento. Un abbraccio grande, mi mancherai.

Raffaela Iovane: Ho avuto modo di lavorare con Camil dal 2010. Oltre al rispetto profondo per le sue grandi capacità di docente, sono rimasta colpita dalla sua gentilezza, disponibilità e garbo che esprimeva in ogni occasione. La sua perdita è un forte dolore .

Marcello Turchetti: Ho avuto la fortuna di lavorare con Camil e mi ha sempre colpito la sua semplicità nell'approccio ai problemi: mi ha sempre aiutato nel trovare soluzioni che in poco hanno portato al risultato. Porterò sempre con me la sua forza di affrontare le sfide. Un grande abbraccio alla sua famiglia e a tutti i suoi cari.

Uno studente: Dopo il primo mese di lezioni per il corso Sistemi di Calcolo di quest'anno, Camil, come spesso fatto in passato, ha proposto agli studenti un questionario anonimo per capire come stava andando il corso. Fra i tanti commenti, due mi sono rimasti impressi. Il primo sottolineava come Camil fosse il "miglior professore". Negli anni questo commento si è ripetuto moltissime volte. La cosa veramente peculiare è che questo commento è sempre arrivato da diverse tipologie di studenti, sia i "primi" della classe che gli "ultimi" della classe. Camil ha sempre avuto la capacità di farsi apprezzare da tutti i suoi studenti, nessun escluso. Le sue lezioni erano progettate per non lasciare mai indietro nessuno. Forse pochi lo sanno, ma Camil registrava le sue lezioni ben prima del COVID-19. Il secondo commento semplicemente sottolineava come una delle cose più belle del corso fosse "l'umanità del professore". Può sembra un commento scontato. Non è così. Molti docenti si perdono nella ricerca e si dimenticano che l'università esiste soprattutto per gli studenti, dal primo all'ultimo. Una lezione di Camil non era "solo" un'opportunità di imparare qualcosa di nuovo, ma era un percorso che ti faceva crescere come persona. Questi due commenti mi hanno fatto ripensare agli anni passati. Ho conosciuto Camil al mio primo anno di università in un corso di programmazione Java. Già prima di iniziare il corso, sapevo scrivere del codice. Camil mi ha però subito fatto capire che in realtà non sapevo programmare. "Comprendere" una lingua è ben diverso dal "vivere" una lingua. Le sue lezioni mi hanno dato un prospettiva che negli anni è stato per me fondamentale. Al terzo anno, spinto dall'esperienza pregressa, ho seguito un corso facoltativo tenuto da Camil. Il "suo" Ingegneria degli algoritmi era un corso affascinante e brillante. La grande passione di Camil per gli algoritmi era lampante. Argomenti come gli alberi di Fibonacci hanno lasciato un segno indelebile nella mia preparazione. Dopo aver svolto la tesi triennale con Camil, lui mi propose di contribuire ad un progetto di ricerca. In quel momento affrontavo un periodo difficile. Di quelli in cui ci sente soli anche in una stanza piena di persone. Camil è riuscito a farmi aggrappare alla mia passione. Il progetto è fortunatamente sfociato in una pubblicazione, presentata in una conferenza tenuta a Pechino. Durante quel viaggio, Camil ha iniziato a farsi (ri)conoscere come un amico con cui condividere momenti che andavano al di là dell'università, alcuni più profondi ed altri più leggeri. Non dimenticherò mai quando ci siamo mangiati, un po' per scherzo e un po' per sfida, cavallette, scorpioni e scarafaggi fritti in una assurda strada di Pechino. Oppure quando ci siamo fermati a cena in un ristorante cinese per cinesi. Il menù, fitto di scritte a noi incomprensibili, aveva un'unica immagine con alcuni involtini. Dopo una lunga battaglia linguistica, abbiamo ordinato dell'acqua, del riso e i famosi involtini. Dopo poco ci siamo visti arrivare due boccali di birra da 1L. Camil, che non poteva bere birra per via di problemi di stomaco, mi obbligo a berli tutti e due. Il riso non arrivò mai. In compenso gli involtini si rilevaranno essere un dolce. A fine magistrale, affascianato dal mondo della ricerca, ho provato a fare il dottorato con Camil. Per varie ragioni, non ho potuto assecondare questo desiderio. Tuttavia, ho avuto l'onore di conoscere un'altra persone stupenda che per tre anni mi ha cresciuto dal punto di vista accademico ed è riuscita a farmi raggiungere l'obiettivo (non scontato) del dottorato. Nei tre anni del dottorato, ho continuato ad incrociare Camil, sia per progetti di ricerca, che per altre iniziative. Ricordo un episodio banale ma che rispecchia l'attenzione di Camil ai dettagli, anche quelli meno significativi. Durante una conferenza importante, organizzata faticosamente da Camil al centro di Roma, lui si mise a discutere con il catering per via... del caffè: non era caffè espresso di qualità. Dopo il dottorato, ho avuto un altro periodo per me difficile. La vita è complicata e la nebbia dei pensieri è un muro difficile da superare. Camil ha cercato di darmi nuovi stimoli. Uno di questi è stato CyberChallenge.IT. Un percorso di formazione particolare (un po' diverso nello spirito rispetto i corsi tradizionali), in cui i migliori studenti si riuniscono settimana dopo settimana per coltivare una passione. Camil è stata la forza trainante per diversi anni di questa esperienza indimenticabile. Grazie ad essa, tanti giovani, anche fuori da Sapienza, hanno avuto modo di conoscerlo ed apprezzarlo. In questi giorni, tanti di loro lo hanno ricordato con affetto. Camil ha saputo guadagnare la stima di una grande fetta della comunità di cybersecurity. Non solo quella dei "piani alti", ma soprattutto quella dei "piani bassi": i ragazzi "smanettoni". La stima più difficile da conquistare. Negli ultimi anni ho avuto l'onore di affiancare Camil in un corso. Inizialmente guardavo i video delle sue lezioni per capire cosa spiegare agli studenti. Ben presto però ho capito, anno dopo anno, che guardare i video di Camil era per me il tentativo di imparare quello che non può essere trasmesso dai libri e dalle dispense. La passione di insegnare agli studenti. L'umanità dietro una persona unica nel suo genere. Non lo so cosa mi riserverà il futuro, ma io so che continuerò a guardare i suoi video. Uno dei tanti studenti che ha avuto il piacere di incrociare Camil.

Claudio Leporelli: Oggi, i funerali di Camil sono stati un evento doloroso ma anche, in qualche modo, un ennesimo regalo di Camil, la cui bella e profonda umanità è emersa in tutto il suo splendore. Si, è stato chiarissimo, se c’è un Paradiso Camil è lì. E se non c’è, Camil è per sempre nei nostri cuori e nelle nostre menti, in quelle di migliaia di studenti. Nella stanza accanto, come dice il famoso testo attribuito a Sant’Agostino (nel caso di Camil, piuttosto, in una stanza del Dipartimento o del Rettorato). Ho riflettuto, in questi giorni, su perché, anche per uno come me, che lo ha frequentato davvero poco, fosse indubitabile che Camil fosse una persona speciale. E credo che la stessa impressione la avessero veramente tutti, in Dipartimento. Se fosse stato possibile chiedere a ciascuno di noi il nome di una persona che si ammirava e a cui si voleva bene, al di là della cerchia ristrettissima dei ricercatori-fratelli o dei ricercatori genitore o figlio, che pure sono importanti, credo che il nome di Camil, dopo un attimo di riflessione, l’avremmo trovato sulla bocca di molti. Perché? La mia risposta, in sintesi, è che Camil “si faceva carico di”. Si faceva carico di lavorare duramente per risolvere innumerevoli problemi, a vantaggio della comunità (la nostra ma anche quella più ampia). Problemi utili, non problemi inventati. E lo faceva rifuggendo dal mettersi in mostra. Perché era necessario, non per fare carriera. Per me questo è stato chiaro quando, insieme a Marco, si occupato della VQR ed io ero Direttore di Dipartimento. Un enorme lavoro fatto per non sprecare un’occasione utile per il Paese. Un lavoro in linea con quello che aveva fatto nel Coordinamento Nazionale Giovani Ricercatori, perché prevalesse il merito e perché ci fosse speranza anche per quelli un po’ meno bravi di lui. Ricordo che quando morì suo padre gli scrissi due righe e, ricordando la mia esperienza personale, gli parlai dell’importanza di parlare ai figli dei loro nonni. Oggi a Irene, alla sua mamma coraggiosa e al suo affettuoso fratello spetta un compito ben più cruciale, ma so che lo svolgeranno al meglio e spero che nel farlo troveranno la serenità che meritano.

Flavia Cagnizi: Resterai sempre nei miei ricordi come una dolce persona,ogni volta che passavi nella nostra stanza entravi chiedendo permesso e quasi in punta dei piedi perché eri così, dolce ed educato,una bellissima persona oltre che un grande professore! Riposa in Pace caro Camil!!

Giulio Racale: Fortunato averti conosciuto e aver avuto modo di lavorare con te. Persona di altissimo livello umano e professionale!

Giuseppe Arrabito (Centro Infosapienza): Un dispiacere immenso, un vuoto incolmabile. La scienza e la ricerca scientifica e la Sapienza perde uno dei suoi più attivi contributori e innovatori. Ho avuto il piacere di lavorare con te quando eri membo del Comitato Infosapienza, e subito hai dimostrato la grande disponibilità e impegno con i tuoi contributi. Mi rimane il bellissimo ricordo di te, una persona sempre composta e garbata, ma sempre determinata nel raggiungere l'obiettivo. Competente e umile, preparato e autorevole. Capace di trovare il modo di appassionare chiunque attraversasse la tua strada, soprattutto i giovani. Sentite condoglianze alla tua famiglia, e che da lassù tu possa sempre essere da guida per i tuoi figli. Che la terra ti sia lieve. Ciao Camil (un giorno sono sicuro ci rivedremo) R.I.P.

Giorgio: Camil, ti chiamavano i tuoi studenti, tra di loro. Camil ti chiamavo io sia da studente che da collega. Questo basta a definire l'intimita' dei rapporti che riuscivi a stabilire con chiunque lo meritasse. Sono spesso rimasto ammirato dalla mole di lavoro di cui ti facevi carico e dalla qualita' dei risultati. In qualunque ruolo tu abbia ricoperto, la tua presenza era una garanzia di armonia e successo. Camil c'e'... Alcuni tuoi studenti mi hanno mostrato de mitiche foto di fine anno. Altri di anni passati (anche 5) sono venuti alla cerimonia, e mi sento di dire l'unico motivo che li ha spinti e' la riconoscenza per le qualita' che hai saputo far emergere da loro. Ho avuto la tentazione di imitarti, ma ho rinunciato. Di Camil ce n'e' uno. Cordiali Salumi, Giorgio (cosi' chiudevamo le mail tra di noi, con un sorriso)

Shriram Krishnamurthi: I was fortunate to get to know Camil through his participation in the programming languages community. I considered Camil as a friend, and we often talked or traded emails about things that had nothing to do with computer science. I was shocked to hear this news a few days ago, and spent a long time re-reading all our old emails and remembering the great times we had spent together. Camil was a brilliant scholar and wonderful human, and lives on in our memories. My deepest sympathies.

Alessandro Mariani: Ho avuto la fortuna di conoscere Camil da adolescente. Era una persona di grandissima umanità e di elevatissime capacità intellettuali. Il suo ricordo è rimpianto

Fabio Camerota: Ho seguito 2 suoi corsi alla Sapienza ed è sempre stato molto bravo nelle spiegazioni e soprattutto molto molto disponibile e gentile. Sicuramente tra i migliori professori che abbia avuto. La notizia della sua scomparsa mi ha molto rattristato :(

Giovanna Bianco: Caro Camil, ricordo il tuo sorriso e il tuo stile elegante. Un carissimo saluto, Giovanna

Leonardo Querzoni: Camil mi ha insegnato il valore della didattica. È sempre stato per me fonte di ispirazione, soprattutto per tutte le attività didattiche. Da lui ho imparato quanto sia bello leggere sulla faccia degli studenti lo stupore quando riesci a fargli comprendere un tema che per loro sembrava complesso. Non dimenticherò mai quello che da lui sono riuscito ad imparare come docente e come persona.

Andrea Sterbini: Ho conosciuto Camil quando eravamo ancora dottorandi, come una persona solare, simpatica ed brillantissima. Mi dispiace moltissimo per la sua scomparsa.

Giampaolo Liuzzi: Ci siamo incontrati poco di persona ma abbiamo scambiato molte email. Ho avuto perciò modo di conoscerti in modo molto parziale. Tuttavia, ho sempre apprezzato la tua grande disponibilità, cortesia e gentilezza.

Geppino Pucci: La comunità scientifica perde un eccellente ricercatore e un uomo generoso, sempre pronto a offrire il suo aiuto per spirito di servizio. Riposa in pace Camil, di te mi mancheranno l'intelligenza, la cortesia, il carattere brillante e al contempo mite, la disponibilità, la voglia di reinventarsi e di esplorare orizzonti nuovi. Con immenso affetto, Geppino Pucci

Tiziana Catarci: Sono passati più di 10 giorni da quel venerdì 15 aprile, ma proprio oggi mi è sembrato di vederti a piazza Dante.

Rocco De Nicola: In questo momento di grande dolore, a nome mio personale e dei colleghi informatici della Scuola IMT Alti Studi di Lucca che hanno avuto modo di apprezzarne le doti scientifiche e umane, possano giungere a tutta la comunità accademica del dipartimento del Professor Camil Demetrescu i più profondi sentimenti di cordoglio e di vicinanza. Rocco De Nicola, Direttore

Uno studente che ha avuto la fortuna di averlo come professore: Ho conosciuto poco il professor Demetrescu, seguendo le sue lezioni di sistemi di calcolo in occasione delle quali è sempre stato preciso e cordiale con gli studenti. Ora mi rendo conto che ovunque mi porteranno questi studi sarà sempre amaro sapere che non avrò alcun modo di condividere i risultati con lui. La pagina del corso recita ancora "Il corso di conclude con..." (uno avrebbe pensato l'esame) "...una foto di gruppo della classe". Nel mio anno la foto non è stata fatta a causa della pandemia ma credo che quel rito nascesse dalla volontà di avere un ricordo di tutti gli studenti, nonostante fossimo tanti e i più conosciuti appena. Ricambiando questo gesto e memore della cura che metteva per darci il meglio non potrò fare a meno di ricordarlo sempre con ammirazione. Ora insegna Assembly agli angeli.

Redjan Shabani: Il mio primo Prof, il mio primo esame, il mio primo 30 e Lode; Non dimentichero le prime Lezioni di Fomdamenti di Informatica, non servivano presentazioni Power Point, simulazioni di codice etc etc. A Lui bastava la lavagna e il gesso per trasmettere elegantemente la propria connoscenza verso i futuri ingengeri. E' merito Suo se oggi dopo quasi 20 anni continuo ad amare la mia professione ... Grazie Professore!

Ester Latini: Non se ne va chi ci ha lasciato un segno nel cuore; nella nostra memoria sarai sempre sorridente e pieno di entusiasmo, Camil!

Federica Loddo: Sei stato il miglior professore che io abbia mai avuto, la persona all’interno dell’università più buona che potessi incontrare. Adoravo ascoltarti spiegare, avrei potuto farlo 24 ore su 24 e non trovavo mai difficoltà a capire tutto ciò che spiegavi. Non posso ancora credere che tu non ci sia più Ci sono rimaste le tue lezioni e il ricordo del tuo volto sorridente e della tua voce rassicurante. Sono felice di averti incontrato e grazie di tutto. Ciao Camil

Enrico Tronci: Ci siamo incontrati poche volte, ma sufficienti a farmi apprezzare simpatia, umanità, spessore scientifico ed ampiezza di interessi di Camil. Una grande perdita per la nostra comunità.

Barbara Caputo: Eri luminoso... riposa in pace caro Camil

Maria Rosaria Tarallo: Caro Professore, non abbiamo avuto molti motivi d'incontro ma quei pochi hanno segnato. Lei era prima di ogni cosa un Grande Uomo di profonda umanità e umiltà, la Comunità Scientifica ha perso un Grande Talento la Terra ben altro. Che la Terra Le sia lieve.

Fabio Grasso: Caro Camil, grazie per i tuoi elevati contributi di ricerca, che restano per tutti i ricercatori di oggi e di domani, e grazie per la tua disponibilità, la tua generosità e il tuo sorriso, che ricorderò sempre.

Vincenzo Flore: Sono passati 50 anni e mezzo dalla prima volta che vidi Camil. Avevo 7 anni e una dozzina di giorni e lui un paio di giorni appena, dietro a una vetrata in mezzo a tanti altri neonati... Mio padre, 67 anni ma prestante, mi sollevò perché io potessi vedere bene e me lo indicò, lui e il nome scritto sulla culla; anche l’infermiera gentilmente tirò su il pargoletto perché potessimo vederlo meglio. Era forse la prima volta che entravo in un ospedale e, quasi certamente, che vedevo un bimbo appena nato (escludendo la mia sorellina, nata quando avevo 18 mesi). La bellissima mamma Mihaela e il fortunato, fascinoso Camilian abitavano nella casa che era stata di mio padre dagli anni ’50 fino quando, incinta di me, mia madre grazie alla generosità e all’insofferenza di nonna “Mima” cercò e trovò una casa più bella e grande il doppio, poco lontano. Quando nel '69 Camilian, fino ad allora artista del regime, decise di lasciare la Romania in dissenso con Ceausescu, fu indirizzato da comuni amici di Bucarest ai miei genitori, e mio padre affittò loro la casa che aveva lasciato cinque anni prima. Perciò abitavamo a pochi minuti gli uni dagli altri e poiché noi avevamo il privilegio di un giardino con piscina, venivano a trovarci molto più spesso di quanto noi andassimo da loro. Io avevo tre sorelle ed ero l’unico maschio: quindi Camil era per me il fratello che avevo sempre desiderato, un piccolissimo fratellino con cui giocavo spesso e volentieri e di cui ben presto m’innamorai. La nonna dai capelli rosso fuoco, venuta apposta dalla Romania, lo chiamava prichindel, che significa più o meno frugoletto, piccolino, zucchetta; e così per tutta la nostra famiglia allargata, Prichindel, anzi “Pric” prese ben presto il posto di Camil... Era un bimbo precocissimo, a otto mesi smise di gattonare e si mise direttamente a correre; quando cadeva, ridendo si rialzava e riprendeva a correre come il vento. Sempre intorno ai sette-otto mesi cominciò a parlare, e come! In poco tempo iniziò a esprimersi come un bambino di 3 anni o 4, e già a 3 iniziò da solo, spontaneamente, a leggere. Leggeva da destra a sinistra, dal basso in alto le insegne dei bar (RAB) e poi dei negozi, e ben presto fu in grado di leggere fumetti e libri per bambini. Io ero incantato, e lui stravedeva per me e continuò a pendere dalle mie labbra fino alla maggiore età; quando s’iscrisse all’università (a chimica, malgrado io avessi provato a scoraggiarlo; perché era a chimica che mi ero iscritto io 7 anni prima...) ed era entrato un po' tardivamente in contrasto coi genitori, si trasferì da Gallese a casa nostra, per tre o quattro mesi (forse anche 5, non ricordo bene). Per spostarsi fra casa e università usava il motorino che mia sorella Francesca aveva accantonato e che quindi avevo ampiamente sfruttato io, e il nostro rapporto si fece più stretto che mai: per lui ero diventato oltre che un fratello, l'amico più prezioso, quello a cui chiedere tanti consigli, con cui confidarsi, scherzare, ridere, andare a mangiare una pizza o al cinema. E io finalmente avevo un fratello che si affacciava all’età adulta, con cui condividere tante cose, e non ero più l'unico giovane uomo di casa. Un piacere, una responsabilità non indifferente ma soprattutto una gioia grandissima! Qualche anno dopo mi invitò al suo matrimonio, passarono altri anni e arrivò il mio turno di invitarlo con Irene, ma purtroppo non poterono venire. In tempi ben più recenti, nei tanti messaggi che ci scambiavamo, avevo coniato il termine FrAmico, perché io e lui eravamo più che amici, fratelli quasi; e quando ci scrivevamo in inglese, c’era Briend, con iniziale maiuscola, a significare non solo FrAmico, ma anche “Best” (friend)… Apro qui una parentesi un po’ personale, per introdurre l’argomento con cui voglio concludere questo ricordo, questo tributo. Io sono un convinto assertore dei festeggiamenti: sono sempre stato dell’idea che, a parte le feste comandate, ogni anno vanno festeggiati i compleanni. Perché? Semplice, perché ognuno di essi marca un piccolo, grande traguardo: un altro anno conquistato alla vita, strappato dalle grinfie della morte, e in più un nuovo anno di vita che si apre davanti a noi, col suo carico di mistero, di incognite, di sorprese e di promesse. E per quanto duro possa essere il momento, per quanto il futuro prossimo possa apparire fosco o nebuloso, resta il fatto che ci siamo ancora, qui, insieme ai nostri cari, ai nostri affetti, ai nostri amici e tutto questo deve essere celebrato, assieme a loro. Perciò per ogni mio compleanno cerco di organizzare almeno una cena, se non una festa; ebbene, il mio 49° compleanno cadeva di domenica e, come al solito, invitai alla festa Camil; lui purtroppo, come l’anno successivo e come al mio matrimonio, era impegnato quella domenica, ma mi chiese se ero libero il sabato. Risposi di sì, e così quel giorno partì da Gallese, dove era arrivato la sera prima con Irene e i bambini per il weekend, e venne a casa mia. Aveva detto che per festeggiare mi avrebbe portato a fare un giro in aliante, ma quando arrivò aveva una grande busta da regalo con un biglietto di auguri: dentro uno scatolone con un laptop Acer che, scoprii in seguito, gli era costato più di 700 Euro! Era di gran lunga il regalo più grande e importante che avessi mai ricevuto da un amico: poi mi portò a Rieti, per la prima e unica volta condivise con me l'ebbrezza del volo in aliante. Voleva portarmi in un ristorantino di sua conoscenza ma era chiuso, così andammo in un bar tavola calda dove la mia insistenza per pagare almeno il pranzo incontrò la sua netta e inflessibile opposizione. Infine mi riportò a casa, e dopo un breve saluto si rimise in viaggio per tornare a casa di Irene a Gallese: quel giorno fece all’incirca 400 chilometri solo per portarmi a volare, festeggiando così a modo suo il mio compleanno prima di tutti gli altri, amici e parenti... Conoscevo la generosità d’animo di Camil, ma quella volta mi sbalordì e dissi ripetutamente che non avrebbe dovuto farmi un regalo così costoso e che il giro in aliante, con tutto il viaggio di due andate e due ritorni era già un regalo unico e indimenticabile; lui invece si schermiva, sostenendo che era poco rispetto a quanto io avessi fatto per lui. Questo era Camil: sempre pronto a dare generosamente, riconoscente all'eccesso per ogni attenzione ricevuta o per l'affetto che, naturalmente, ispirava. Con un balzo in avanti, andiamo ad agosto 2021 quando dopo i lockdown, la sua separazione e il conseguente abbattimento, riuscii finalmente a organizzare un’uscita con lui: andammo sulla banchina del Tevere a sentire il gruppo di un mio amico e mangiare una pizza, c’era anche la mia compagna e mia figlia, venuta da Londra con due amiche. Lui, appena reduce dalle vacanze, mi parve decisamente ritemprato e, quasi a confermarlo, disse che aveva deciso di organizzare una festa per il suo 50° compleanno: pensai "EVVIVA! Sta uscendo dalla depressione e vuole celebrare questo importante traguardo della sua vita!" Tempo dopo, gli chiesi notizie della festa e mi rispose che aveva deciso di fare una cosa semplice in famiglia – un pranzo da Mihaela con Irene e i ragazzi e probabilmente Emanuel e famiglia, immaginai –: compresi che una festa vera e propria con tanti amici era troppo, che non era ancora pronto, ma sospettai che stesse tornando a scivolare nella depressione. Poco tempo dopo venni a sapere che aveva deciso di non festeggiare affatto: mi dispiacque molto, ma decisi immediatamente di organizzargli io una festa a sorpresa e ci riuscii grazie anche all'aiuto di Irene per gli amici cari da invitare e di una mia carissima amica che aveva appena finito di allestire un locale preso in affitto da un anno. Io, che per il mio 50° avevo fatto una festa indimenticabile, purtroppo senza di lui – impegnato altrove come sempre – non potevo permettere che quel compleanno fosse per lui un giorno come tutti gli altri, senza niente di speciale, e per giunta trascorso in solitudine e depressione, dopo quello che aveva fatto lui alla vigilia del mio 49°! Lo invitai a casa mia per un tête-à-tête tra “FrAmici”; la sera stessa, mezz’ora prima, gli mandagli un vocale dicendo che avevo fatto tardi, che ero appena arrivato casa, che non avevo potuto mettere ordine e cucinare, e lo dirottai al nuovo locale della cara amica... Era già quasi arrivato a casa mia, in anticipo come suo solito, mi chiese l'indirizzo e dopo poco arrivò. Gli andai incontro e, entrando e vedendo tutti i migliori amici, Irene coi ragazzi e mia sorella Francesca rimase a bocca aperta; continuava a ripetermi incredulo “Vincenzo, che cos’hai fatto!?” Con un sorriso che andava da un orecchio all'altro e poi “sei matto... sei un grande!” Era raggiante, e sabato e domenica da sua madre non parlava d’altro. Ma non credevo, e non avrei mai voluto pensare, che il 50° sarebbe stato anche l'ultimo compleanno che avremmo festeggiato! Sono contento di avergli regalato quel momento di gioia e di felicità, quella consapevolezza momentanea di quanto fosse amato e importante per tante persone, che si riunivano per celebrare questo grande traguardo della sua vita e non avrei mai pensato che sarebbe stato letteralmente il traguardo. Ora lo piangiamo e lo rimpiangiamo, e se la prima volta lo vidi dietro una vetrata, appena venuto al mondo, in compagnia di tanti altri neonati, l’ultima volta l’ho visto celato dal legno della bara, solo con la morte che talvolta aveva desiderato; però circondato dall’affetto, dall’amore e dalla gratitudine dei suoi cari, di noi amici e di centinaia di studenti, tutti uniti nel dolore per la sua triste fine. Spero soltanto che adesso potrà riposare in pace, finalmente libero dai dolori terreni e felice di ciò che è stato, di tutto ciò che ha creato e seminato, di tutte le persone che ha ispirato e che di lui conserveranno ricordi belli, affettuosi e amorevoli. Mi piace immaginarlo librato, volando sopra la terra, come amava tanto fare in aliante, ma ben più alto: sopra il Mondo, lontano dalla Terra e dalle sue beghe, fluttuando al di là della Via Lattea, oltre l’Universo scibile, oltre la Natura e le scienze, naturali e applicate e i loro artifici, la sete di sapere che aveva appagata finalmente dalla Verità vera, spirito puro, mondato dalle pene del corpo e della psiche. Addio, FrAmico mio!!

Mihaela Mamali Demetrescu: Da Mihaela, la mamma di Camil ============================= Quando nacque mi sorpresi di trovarlo bruttino, anche rispetto a noi genitori; e mi dispiaceva... Poi, compiuti 7 mesi, un giorno a Spoleto lo vidi venirmi incontro allegro, in piedi, esclamando "mamma! "chiaro e forte; e fui improvvisamente stupefatta dalla sua bellezza. Da quel giorno divenne Prichindel (Piccinino) e tuttora lo chiamo così, anziché Camil come lo chiamavate voi, studenti e collaboratori. Non ha mai camminato, ha direttamente corso e saltato: aveva fretta! Un giorno, mi pare fosse in terza elementare, riempì una valigia con tutto ciò che poteva essere avvitato o montato, pezzi di metallo raccolti nel laboratorio del padre, certo che avrebbe costruito con i suoi compagni un robot, da riportare a casa tenendolo per mano. Dopo ore ritornò, muto e nero in volto per aver mancato l'obiettivo. Nel viaggio in Spagna, lo perdemmo nella cattedrale di Cordoba: in preda all'angoscia lo ritrovammo infine, circondato da una moltitudine di turisti, incantati a guardare quella piccola creatura, tutta intenta a disegnare con incredibile precisione le stupende arcate romaniche. Mi meravigliavo continuamente delle sue domande: a 4 anni mi domandò "Mamma chi è più grande, Shakespeare o Solzhjenitsyn?" Delle sue decisioni: di aiutarci con le sue forze, a sei anni, a restaurare la chiesetta di Gallese dopo averla liberata dal piccolo ma rigoglioso bosco interno, o di non prendere più lezioni, di disegno o di chitarra, in cui brillava; e delle sue capacità (ho scoperto al suo funerale che a 14 anni aveva sviluppato un programma utilizzato per anni dall'ospedale di Viterbo). Mi sentivo così inadeguata quando traduceva dal greco e dal latino: utta la vita fui intimidita da quel figlio semisconosciuto, a cui non domandavo mai nulla. E adesso? Soltanto adesso, sì, leggendo le vostre parole, scopro il mondo di quel figlio che non mi parlava mai di sé.

Aris Anagnostopoulos: Exactly six months have passed without Camil... Nothing new to add about his personality, scientific curiosity and achievements, kindness, and willingness to help students and colleagues. I will only mention that I still remember our first chat in one of my first FOCS conferences (FOCS 2004, I believe) when we were sitting together during some lunch break; for some reason that I cannot identify, my chat with Camil was my only memory from that conference; he stayed in my mind. We miss you.
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